Oggi al telefono con un collega abbiamo rivangato la potenza comunicativa di quella che in molti reputano una “lingua morta”: il latino.
Al liceo ho sempre avuto molta difficoltà a studiarlo, proprio perché pensavo non servisse. In età adulta invece mi sto rendendo conto di quanto potente sia il latino e di quanto utili siano tutte le frasi che portiamo dal passato nel nostro presente e manterremo per i posteri.
Queste citazioni latine sono scolpite nella pietra, immortali. Tutto ciò che scriviamo oggi è per la maggior parte digitale. Cosa rimarrà a chi verrà dopo di noi? Qui sotto la citazione latina che descrive pienamente il concetto.
VERBA VOLANT SCRIPTA MANENT
Caio Tito
Approfondendo la questione siamo arrivati anche a due locuzioni latine che pensavo in antitesi tra loro ma in realtà veicolano lo stesso significato.
“Dulcis in fundo” è un’espressione che significa “il dolce giunge alla fine del pranzo”. Quest’espressione sembra opporsi alla locuzione latina “In cauda venenum”, indicante l’intento di tenersi il colpo letale al termine di un processo apparentemente innocuo.
In realtà anche “dulcis in fundo” è utilizzata con il medesimo significato, con la stessa ambiguità dell’espressione italiana “adesso viene il bello!” sottolineata da inflessione del tono di voce che ne dà il corretto significato.
“In cauda venenum” si riferisce allo scorpione che sarebbe poco pericoloso, ma ha una coda altamente velenosa. La locuzione viene usata quando un oratore inizia un discorso in maniera positiva e carezzevole, mettendo volutamente la stoccata alla fine.
Il latino è una lingua indoeuropea, alla base dello sviluppo di moltissime lingue attualmente parlate.
Studiare Latino permette diversi benefici quali:
– conoscere i grandi autori del passato.
– sviluppare la logica dato che lo studio di una lingua antica insegna a ragionare diversamente da come siamo abituati.
– conoscere le proprie radici poiché spalanca la comprensione del presente come epoca che è figlia di un passato.
– sviluppare l’uso della metafora, utilizzabile in moltissime situazioni, finanche nel contesto terapeutico con il paziente.
– fortificare il linguaggio e le parole.
La lingua e la parola raccontano la storia di una civiltà, dell’evoluzione umana, della cultura di un popolo.
Prendiamo ad esempio il termine “cultura”: esso descrive una storia, racconta una parte dell’avventura umana. Il verbo che è alla base della parola “cultura” sottolinea e descrive il passaggio dell’uomo dalla condizione nomade a quella sedentaria. Il verbo significa “coltivare”, “abitare”, “venerare”. Un popolo che diventa sedentario ha imparato a coltivare la terra, la abita e venera le divinità del luogo. Nel termine “cultura” risiede questo radicamento nelle proprie origini e nella propria terra, senza il quale non è possibile crescere e dare frutti. Da questo radicamento nasce la possibilità di trarre linfa vitale, la possibilità di germogliare e di crescere nel fusto dando buoni frutti. La cultura quindi deriva da un passato, il terreno in cui siamo cresciuti e si apre ad una domanda sul presente e sul futuro.
Come diceva G. Kelly: “La psicoterapia deve concentrarsi sulla creazione di nuove /ipotesi/previsioni che costituiscano un livello più elevato verso l’invenzione di un nuovo sistema di significati, piuttosto che cercare di riparare o rattoppare i guasti del sistema corrente”.
Proprio per questo è importante avere un ottimo uso del linguaggio poiché come principali strumenti lavorativi con la persona, uno psicoterapeuta usa l’ascolto e la parola.