Sono stato a Venezia martedì, avevo impegno lavorativo. Era tutto chiuso, una sensazione stranissima.
Ho fatto una lunga camminata scattando qualche foto. Mi sono recato in Arsenale dove non ero mai stato. La mia motivazione era vedere da vicino l’opera di Lorenzo Quinn, Building Bridges.
Ero rimasto estasiato 2 anni fa nel vedere dal vivo Support, installazione di 2 gigantesche mani che uscivano dal Canal Grande per sorreggere un palazzo. Il messaggio di quest’opera era la sensibilizzazione sulle pesanti conseguenze che il cambiamento climatico ha su Venezia e più in generale sul pianeta e sull’uomo.
Con un po’ di fatica e con l’idea di non poterci arrivare così vicino, riesco ad entrare in Arsenale e gustarmi Building Bridges, in solitaria. Una gigantesca installazione costituita da 6 coppie di mani che partono dai due argini per intrecciarsi e formare un ponte.
L’opera, alta 15 metri e lunga 20, vuole celebrare 6 valori universali dell’uomo, e la scelta di Venezia non è casuale: “Venezia è una città patrimonio mondiale ed è la città dei ponti. È il luogo ideale per diffondere un messaggio di unità mondiale e pace in modo che molti di noi in tutto il mondo costruiscano ponti con gli altri piuttosto che muri e barriere” ha spiegato l’artista per raccontare l’opera più grande che abbia mai realizzato fino ad ora. Amicizia, saggezza, aiuto, fede, speranza e amore: valori che insieme costituiscono un messaggio di pace e di comunanza, atto a permettere l’incontro tra culture e il superamento delle divisioni.
Con le mani facciamo tutto: il bene e il male, diamo piacere e sofferenza, accarezziamo i nostri figli e osteggiamo i nostri nemici. Le mani sono uno strumento fondamentale per l’artista, perché permettono di agire e lavorare per costruire qualcosa, come singoli e come comunità. Attraverso le mani Quinn crea arte visibile a tutti, considerata vero patrimonio del mondo, senza frontiere e limiti.
